domenica 13 gennaio 2013

Italo Calvino



Nasce nel 1923 a Santiago de Las Vegas; con la sua decisa razionalità e senza mai rinunciare ad una spiccata formazione laica, fu uomo che seppe cogliere le novità, non solamente culturali, che il suo tempo seppe offrirgli.
Nel 1925 la famiglia Calvino, in seguito alla nomina del padre Mario Calvino come direttore della stazione sperimentale di Floricoltura, torna a San Remo. Qui il giovane Calvino vivrà fino all’età di vent’anni.
E proprio questa esperienza e la tradizione familiare lo spingeranno, concluso il liceo, ad intraprendere studi di Agraria.
Interrotti gli studi per sottrarsi all’arruolamento forzato, dopo l’8 Settembre del 1943 si unisce ai partigiani della Brigata Garibaldi vivendo così in prima persona l’esperienza della guerra. Nasce in questo contesto la sua prima opera Il sentiero dei nidi di ragno.
Nel 1944 chiede di essere introdotto al PCI, partito del quale diviene attivista l’anno successivo. Inizia in questo periodo la sua attività letteraria con la pubblicazione di brevi testi su periodici e riviste.
Nel 1947 laureatosi alla facoltà di Lettere di Torino con una tesi su Joseph Conrad, collabora al “Politecnico” di Vittorini ed entra a far parte della casa editrice Einaudi.
Nel 1950 è assunto definitivamente come redattore all’Einaudi. Nella stessa Einaudi lavorerà per tutti gli anni ’50 e ’60 collaborando a diverse riviste.
Viene riconosciuto come il più originale tra i giovani scrittori del panorama letterario Italiano in seguito alla pubblicazione della raccolta di Racconti.
Nel 1951 compie un viaggio nell’allora Unione Sovietica. Nello stesso anno viene pubblicato La strada di San Giovanni.
L’anno successivo pubblica Il Visconte Dimezzato suscitando polemiche e reazioni contrastanti.
L’anno successivo ancora, il 1953, Calvino scrive La Giornata di uno Scrutatore opera che verrà pubblicata solo dieci anni dopo.
Nel 1956 scrive Fiabe Italiane e successivamente a questo viene pubblicato Il Barone Rampante. In quello stesso anno lascia il partito. Nel 1959 è la volta de Il Cavaliere Inesistente terza opera di una trilogia che nel successivo 1960 raccoglierà, sotto il nome di I Nostri Antenati, Il Cavaliere Inesistente, Il Barone Rampante e Il Visconte Dimezzato.
Nel 1963 pubblica Marcovaldo.
Nel 1964 si sposa a L’Avana con Esther Judith Singer.
L’anno dopo nasce la figlia Giovanna e vengono pubblicate Le Cosmicomiche a cui segue T con Zero entrambi segni della sua giovanile passione per le teorie cosmologiche.
Nel 1966 muore l’amico Vittorini, l’anno seguente si trasferisce a Parigi con la famiglia.
Nel 1972 pubblica Le Città Invisibili e Sotto il Sole Giaguaro.
Il 1973 è l’anno del completamento de Il Castello dei Destini Incrociati che denota il suo nuovo interesse per i problemi legati alla semiotica e alla letteratura combinatoria.
Nel 1974 inizia a scrivere racconti sul Corriere della Sera e poi su Repubblica, collaborazione questa che durerà fino al 1984.
Nel 1978 muore la madre, aveva novantadue anni.
Nel 1979 pubblica Se una notte d’Inverno un Viaggiatore, romanzo che ancora una volta denota l’interesse per la caratteristica combinatoria.
Poco dopo, nel 1980 una raccolta dei suoi Saggi più importanti viene pubblicata con il titolo di Una Pietra Sopra e nello stesso anno si trasferisce a Roma.
Nel 1983 pubblica Palomar, una serie di racconti ricchi di “disillusa amarezza” e l’anno dopo presso Garzanti, pubblica Collezione di Sabbia.
Nel 1985 poiché invitato a tenere una serie di lezioni a Cambridge alla Haward University, prepara Lezioni Americane che verranno pubblicate postume nel 1988.
Calvino, colpito il 6 Settembre da ictus, muore a Castiglione di Pescaia nella notte fra il 18 e il 19.


Il sentiero dei nidi di ragno

Nel 1946, all’indomani della Resistenza, Italo Calvino è un giovane scrittore alle prime armi, che traspone l’esperienza della guerra partigiana in un romanzo destinato a diventare uno dei capolavori della letteratura dell’epoca, “Il sentiero dei nidi di ragno”.
L’approccio dell’autore alla Storia è del tutto nuovo: il punto di vista della narrazione è quello d’un bambino, una volontaria regressione che permette di raccontare la guerra partigiana da una lontananza notevole e senza strumenti etici definiti, perché i bambini non hanno una chiara coscienza del bene e del male. E’ così che Pin osserva il mondo dei grandi, favoloso e pieno di misteri, come lo sono gli amplessi della sorella, il suo amante che è un soldato fascista con la pistola, le riunioni nei boschi d’uomini che sembrano mettere in scena un gioco complicato e pericoloso. E’ il gioco della guerra, a cui Pin vuole partecipare, con la testardaggine e l’ingenuità dei bambini, un gioco che non capisce e che smaschera con i suoi scherzi beffardi.
Pin ha circa dieci anni, ha perso i genitori, vive con la sorella che fa la prostituta, lavora presso la bottega di un calzolaio mentre il padrone è in prigione e desidera piacere ai grandi, al punto da fare una scommessa che gli costerà cara: per vincere, ruba la pistola all’amante della sorella, la favolosa P38 e la nasconde nel suo luogo segreto, il sentiero dei nidi di ragno che è per lui un rifugio e una “palestra” di crudeltà. Qui vige la legge della natura selvatica e incontaminata, qui il bambino replica ciò che vede fare ai grandi, applica il diritto del più forte massacrando rane, ragni e grilli. La bravata della pistola conduce Pin in prigione, e poi, in seguito all’evasione con il partigiano Lupo Rosso, nel cuore della Resistenza, sulle montagne liguri. Qui Pin incontra un Amico, una persona di cui finalmente si può fidare, il partigiano Cugino, un omone grande e grosso, col suo mantello e le mani che sembrano fatte di pane, il primo a cui svelerà il segreto sentiero dei nidi di ragno. Ironia, e crudeltà, della sorte, sarà proprio Cugino ad essere incaricato di uccidere la sorella di Pin, spia per i tedeschi, secondo quelle logiche della Storia incomprensibili al bambino. Ma la certezza di aver trovato un Amico con cui condividere i propri pensieri, un uomo altrettanto ferito, tradito dalla Storia, basta a Pin per andare avanti.
(la canzone dei Modena city Ramblers dedicata al romanzo)


Trilogia: I nostri antenati

La trilogia “I nostri antenati” nasce quasi per scherzo: all'indomani del dopoguerra, Calvino si rende conto che il neorealismo non basta più per spiegare la realtà complessa, diversificata che si va formando ed opta per fantasia e inverisimiglianza.
E’ del 1952 "Il visconte dimezzato", storia di Medardo di Terralba, diviso a metà da una cannonata turca. L'immagine dell'uomo dilaniato e mutilato diviene simbolo della condizione dell'individuo contemporaneo che, inconsapevolmente, lotta contro se stesso: come il carpentiere Mastro Pietrochiodo, che fabbrica strumenti di tortura su ordine del visconte. Nonostante gli dispiaccia molto che detti strumenti infliggano pene terribili ai suoi simili, poiché non è un uomo malvagio di natura, la passione per il proprio lavoro lo spinge a progettare e costruire macchine sempre più feroci.
Nel 1957, l'autore si cimenta con una storia dello stesso stampo, "Il barone rampante": collocato a conclusione dell'opera, è senz'altro il segmento più riuscito della trilogia. Tema di fondo della composizione è il rapporto tra la coscienza individuale ed il corso della storia, che il barone rappresenta emblematicamente: un uomo che è maturato e che ha il coraggio di rifiutare la tirannia appartandosi in una vita fuori dal mondo, con una paradossale attenzione verso le opere e i dolori degli uomini. In "Il barone rampante", Calvino dà spazio alla sua vena poetica e crea momenti d’intenso lirismo, come nella descrizione della bellezza di un albero visto dall'interno.
Nel 1959, l'autore scrive "Il cavaliere inesistente" (1959), portando alle estreme conseguenze l'ispirazione fantastica ed inverisimile: si tratta del romanzo più cervellotico della trilogia. Agilulfo è un nobile e prode paladino che combatte strenuamente al servizio di Carlo Magno, ma in realtà non esiste: sotto l'armatura c'è solo una cavità di metallo. Il guerriero è inesistente perché è come un automa che obbedisce alle regole senza porsi interrogativi, senza un proprio carattere. Il personaggio tratteggiato da Calvino rappresenta l'individuo che si conforma ad idee e schemi preconcetti e va avanti per inerzia: una tipologia molto diffusa, frutto dell'alienazione del mondo moderno. La vicenda del cavaliere che non c’è è la più negativa e completa, per contrasto, le altre due storie. Nella trilogia assume valore di prologo; così la parabola, pur pessimistica, dell’inadeguatezza dell’uomo e della sua incapacità di scegliere e distinguere tra bene e male, pare lasciare uno spiraglio all’ottimismo. Dal nulla dell’armatura vuota si giunge alla consapevolezza del barone, che, per quanto fuori dal mondo, è comunque qualcosa.


Se una notte d'inverno un viaggiatore

Scritto nel 1979, dopo sei anni di silenzio, “Se una notte d’inverno un viaggiatore” è il lavoro più innovativo di Italo Calvino che, cimentandosi con le teorie letterarie dell’epoca, costruisce una struttura complessa e raffinata in cui si intrecciano molte storie, nella forma di un metaromanzo ricco e vario.
Come sintetizza nella premessa (“Credete di leggere ‘Se una notte d'inverno un viaggiatore’. E invece no.”), l’autore gioca con il lettore trascinandolo in dieci storie diverse che s’interrompono ad ogni capitolo, dieci incipit immaginari di romanzi che esauriscono le possibilità dei generi letterari in cui Calvino si cala con maestria. Filo conduttore e cornice alla narrazione, è la storia del lettore e della lettrice: incontratisi in libreria ed entrambi incappati in questa specie di scherzo della casa editrice, che ha pubblicato “Se una notte d’inverno un viaggiatore” con un testo che non è quello, cercano di scoprire il mistero, di rimettere insieme il romanzo e di mettersi insieme loro, tanto più che il lettore si è innamorato della lettrice a prima vista.
“ ’Se una notte d’inverno un viaggiatore’ è un romanzo sul piacere di leggere - secondo la definizione che l’autore ne ha dato in una conferenza a Buenos Aires - protagonista è il lettore che per dieci volte comincia a leggere un libro che per vicissitudini estranee alla sua volontà non riesce a finire. Ho dovuto dunque scrivere l'inizio di dieci romanzi d'autori immaginari. Tutti in qualche modo diversi da me e diversi tra loro." E il risultato è un’opera originale e perfetta, che diverte e coinvolge dalla prima all’ultima pagina, mettendo in scena i trucchi e le trappole della scrittura.

Nessun commento:

Posta un commento