giovedì 31 marzo 2011

NATALE di Giuseppe Ungaretti

 NATALE

di Giuseppe Ungaretti
Giuseppe Ungaretti


Non ho voglia

di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare


Napoli, il 26 dicembre 1916



Ungaretti scrisse questa poesia durante una licenza che il poeta trascorse a Napoli in casa di amici.
Essa appartiene alla raccolta “Allegria di Naufragi”, apparsa nel 1919 e diventata, nel 1931, “L’Allegria”.
Nel testo traspare la tristezza del poeta che ha ancora in mente le immagini insopportabili della guerra da lui vissuta in prima linea. 

La parola crudele e realistica, come le immagini, permetterà di scoprire subito l’intenzione comunicativa dell’autore: l’orrore della guerra, la tremenda disumanità della morte, la rivolta istintiva contro questa esperienza, l’ansia e il desiderio di vita.
Nell'opera di Ungaretti l’evento bellico occupa, infatti, una posizione di piena centralità.

La frammentazione dei versi dà l’idea di un singhiozzo e rimanda ai lettori l’immagine di un animo lacerato da profonde ferite che paiono non volersi rimarginare. 
 
La stanchezza di cui parla non è solo quella fisica, è soprattutto morale; l’apatia che traspare dai versi è la condizione dell’uomo che soffre e che non ha nemmeno la forza di apprezzare la compagnia consolatoria di persone amiche.
Il tono triste dei primi versi apparentemente contrasta con l’immagine del caminetto, in cui il fumo sembra divertirsi a fare “quattro capriole”, le sole compagne del poeta. 


Ma ad una lettura attenta si comprende che nel Natale Ungaretti vede solo un momento di pausa dopo l’agghiacciante esperienza vissuta in trincea, non un periodo di vera distensione dalle sue preoccupazioni.

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