domenica 13 marzo 2011

Quer pasticciaccio brutto de via Merulana

Bellissimo romanzo di Gadda, lo consiglio per la bellezza del suo linguaggio "pasticciato", per l'umorismo che è presente dappertutto, per la trama aggrovigliata di questo capolavoro "giallo"

Contenuto
Si narra di due delitti avvenuti a distanza di pochi giorni (14 e 17 marzo 1927) nello stesso palazzo romano di via Merulana 219. L’aggressione all’aristocratica veneta Menegazzi da parte di un robusto giovane che le ruba una quantità di gioielli e l’omicidio della ancor più ricca Liliana Calducci.
 Delle indagini è incaricato il commissario di origine molisana Francesco Ingravallo, che dei coniugi Balducci era conoscente.
Personaggi 
  1. Ingravallo è un poliziotto sui generis : un po’ filosofo , un po’ psicologo; si ostina ad applicare alle sue indagini letture scarsamente apprezzate dai superiori: "Uno dei più giovani e invidiati funzionari della sezione investigativa. Di statura media, piuttosto rotondo della persona, o forse un po’ tozzo, di capelli neri e folti e crespati che gli venivan fuori dalla metà della fronte quasi a riparargli i due bernoccoli metafisici dal bel sol d’Italia, aveva un’aria un po’ assonnata, un’andatura greve e dinoccolata…vestito come il magro onorario gli permetteva di vestirsi, e con una o due macchioline d’olio sul bavero.” 
  2. Fumi, il commissario capo, dalla suadente loquela partenopea, ma dalla memoria alquanto fumosa.
  3. Pettacchioni, la pettoruta sora Manuela,ma anche, spregiativamente, petecchia.
Grande capacità dello scrittore sta nell’abbinare personaggi ad animali: ad una vena giocosa si unisce un desiderio di sottolineare la parte irrazionale, fisica,biologica della personalità umana. 
Così Ingravallo viene   paragonato a un “ cinghiale ferito”, a un “bull-dog”, a un “boxer”, a un “mastino”; la Menegazzi a una “cocorita”; il tedesco di Anzio a una “foca”; Ines a una “coturnice”, Virginia a una “pantera”; do Corpi a una “giraffa”; le cugine Mattonari sono “ le due quaglie”  .


Linguaggio

La lingua  perde ogni linearità classicistica e lo scrittore si tuffa nella realtà senza frapporre alcuno schermo protettivo, ne assorbe ogni voce, ogni inflessione, ogni dissonanza.
Ne nasce un formidabile impasto linguistico che si riversa su fatti, cose e personaggi con camaleontica duttilità.

Le parole possono essere o auliche o rare (“rorida, redimita,colmino…), come anche triviali e plebee. Troviamo espressioni straniere e voci gergali

Il romanesco* è il veicolo espressivo di tanti personaggi ed intride di sé l’intera tesatura del romanzo. Accanto al romanesco compaiono il veneziano, della contessa Menegazzi, il napoletano del dottor Fumi, il miscuglio molisano-romanesco di Ingravallo, frequenti toscanismi, alcuni lombardismi ed anche un piemontesismo. Vi sono anche calchi sul latino e sul greco.

*Giunti a via Merulana, la folla. Davanti il portone il nero della folla, con la sua corona de rote de bicicletta. "Fate passare, polizia." Ognuno si scostò. Er portone era chiuso. Piantonava un agente: con due pizzardoni e due carabinieri. Le donne li interrogavano: loro diceveno a le donne: "Fate largo!" Le donne volevano sapé. Tre o quattro, deggià, se sentì che parlavano de du numeri: erano d'accordo p'er diciassette, ma discutevano sur tredici.


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