sabato 30 luglio 2011

La pizzica

La pizzica è una danza popolare attribuita oggi particolarmente al Salento. Fa parte della grande famiglia delle tarantelle.

Dal XIV sec. in poi musici e tarantolati hanno adoperato per curare e curarsi dal veleno di tarantole e scorpioni le danze locali del periodo, che si sono alternate, succedute o adattate lungo il corso dei secoli.
La pizzica pizzica era essenzialmente una danza ludica dei momenti di festa e di convivialità sociale, ma veniva praticata durante i rituali terapeutici dai morsicati (veri o presunti) dalla tarantola Lycosa tarentula.
Nella stessa area della pizzica pizzica si è continuata a praticare anche la tarantella, tant'è che oggi è difficile anche da parte degli anziani percepire la differenza tra le due danze, sia sotto l'aspetto musicale che coreutico.
La pizzica è stata eseguita da molti strumenti musicali: dalla zampogna, da vari aerofani agro-pastorali, da violino e mandolino. La fondamentale scansione ritmica del ballo era determinata dal tamburello, dal cupa cupa (tamburo a frizione), dal triangolo, castagnole (oggi scomparse nell'uso della coppia, una per ciascuna mano del/la ballerino/a) e da altri idiofoni rurali. Dagli ultimi decenni dell'800 in poi si sono poderosamente introdotti negli organici strumentali della pizzica l'organetto prima e la fisarmonica dopo.
La pizzica, oltre ad essere suonata nei momenti di festa di singoli gruppi familiari o di intere comunità locali, costituiva anche il principale accompagnamento del rito etnocoreutico del tarantismo. Essa, quindi, veniva eseguita da orchestrine composte da vari strumenti con lo scopo di "esorcizzare" le donne tarantate e guarirle, attraverso il ballo che questa musica frenetica scatenava, dal loro male.
La pizzica, suonata per giorni o addirittura settimane per la cura delle tarantate, aveva spesso caratteristiche proprie, che la differenziavano da quella suonata per il ballo. La "pizzica tarantata" - resa famosa dalle registrazioni del maestro violinista Luigi Stifani - o come la chiamavano alcuni, la "taranta", era infatti eseguita con un ritmo in genere più accelerato rispetto a quella classica suonata per il ballo, e molto spesso le tonalità più frequentate erano quelle in minore, capaci di "scazzicare" (ossia stimolare) più facilmente la tarantata grazie al carattere ridondante e malinconico che le tonalità minori appunto posseggono.
Oggi il tarantismo è completamente scomparso ad eccezione del Salento, dove ancora oggi è ballata ed ogni anno si "festeggia la festa della taranta", si registra una grande attenzione per il fenomeno, tanto che si sono moltiplicati gli studi sia a carattere storiografico che antropologico nel settore. Esiste sull'argomento un'ampia bibliografia, spesso di buona qualità.
Vi è la tendenza da parte di alcuni studiosi a scorgere tracce del tarantismo nell'antichità classica e nelle mitologia greca. Il mito di Arakne, i culti dionisiaci, le pratiche baccanali sono i temi che più vengono correlati al tarantismo: vari sono i percorsi metodologici adoperati negli studi di settore, da quelli storico-religiosi a quelli più dettati da suggestioni e fascinazioni dell'arcaico.
Alcuni autori indicano che il mito della taranta/tarantola derivasse dall'antica Grecia. Vi sono più versioni del mito di Aracne. Quella data da Ovidio parla di una giovane donna molto bella e di umili origini, nota in tutta la Lidia per l'arte della tessitura, in cui eccelleva tanto che le Ninfe andavano da lei per osservare la sua esperienza, e, stupite, dicevano che la stessa Pallade le avesse insegnato quell'arte. Arakne a tale paragone reagiva stizzita e dichiarava che era pronta a gareggiare con la dea e ad accettare qualunque condizione in caso di sconfitta. Atena accettò la sfida, la gara vide la produzione di due bellissime tele ricamate. Alla vista del meraviglioso drappo di Arakne, Atena ebbe uno scatto d'ira e d'invidia, strappò il telo della fanciulla e tramutò lei in ragno, destinandola per sempre a tramare le sue ragnatele. Un'altra leggenda narra di una giovane ragazza, Aracne, la quale fu sedotta da un marinaio che partì dopo la prima notte d'amore, e da allora visse in attesa del ritorno del suo amore. Una mattina la ragazza vide una barca avvicinarsi alla costa e fece il segnale convenuto con il suo marinaio. Dalla nave giunse la risposta: era tornato. Ma a pochi metri dal porto la barca fu affondata e coloro che erano a bordo vennero uccisi. Arakne vide morire il suo amore dopo anni di attesa. Così, alla morte della giovane, Zeus la rimandò in terra per restituire il torto ricevuto, non come ragazza ma come tarantola.
Pizzica di San Vito
La pizzica di San Vito dei Normanni presenta una particolarità: si credeva che il tarantato o la tarantata, qualora fosse stato morso dal ragno in acqua, poteva guarire dalla crisi solo se lo stesso ballo si fosse svolto in acqua.
San Vito conserva una notevole tradizione di pizzica che, come quella del resto dell'Alto Salento e a differenza di quella leccese, si presenta scevra da riferimenti cristiani, in più presenta un repertorio terapeutico-musicale riscontrabile solo in questo comune. Si pensi che negli anni cinquanta si potevano contare almeno una trentina di suonatori coinvolti nella cura, di cui una decina costantemente coinvolti nel periodo "epidemico", mentre altri vi si aggiungevano in caso particolari, o se i tarantati erano particolarmente numerosi.
Negli ultimi anni sono state organizzate moltissime rassegne musicali dedicate alla pizzica salentina, tra cui la Notte della taranta che richiama centinaia di migliaia di appassionati e curiosi.
Oggi, nel panorama dei gruppi musicali che ripropongono la pizzica, ce ne sono alcuni che la rileggono in chiave attuale e maggiormente fruibile da un pubblico giovanile, contaminata da influssi etnici, ma sempre fedeli allo spirito forte e passionario della tradizione.

venerdì 15 luglio 2011

Che cos'è il burnout?

La sindrome da burnout è l'esito patologico di un processo stressogeno che colpisce le persone che esercitano professioni d'aiuto, nel caso in cui queste non rispondano in maniera adeguata ai carichi eccessivi di stress che il loro lavoro li porta ad assumere.
Sono persone caricate da una duplice fonte di stress: il loro stress personale e quello della persona aiutata.
Il burnout interessa educatori, medici, insegnanti, poliziotti, poliziotti penitenziari, vigili del fuoco, carabinieri, sacerdoti e religiosi, infermieri, operatori assistenziali, tecnici di radiologia medica, psicologi, psichiatri, educatori professionali in case psichiatriche protette, tecnici della riabilitazione psichiatrica, avvocati, assistenti sociali, fisioterapisti, anestesisti, medici ospedalieri, ostetriche, studenti di medicina e infermieristica, responsabili e addetti a servizi di prevenzione e protezione, personale della protezione civile, operatori del volontariato, ricercatori.

sabato 11 giugno 2011

Referendum: che cos'è?

La parola referendum indica lo strumento attraverso cui il corpo elettorale viene consultato direttamente su temi specifici; esso è uno strumento di democrazia diretta, consente cioè agli elettori di fornire - senza intermediari - il proprio parere, o la propria decisione, su un tema oggetto di discussione.

In Italia il referendum abrogativo è previsto dall'art. 75 della Costituzione. Il testo costituzionale prevede fondamentalmente tre tipologie di referendum: abrogativo, territoriale e costituzionale.

Il referendum è normalmente riservato all'abrogazione di leggi ordinarie. Solo in caso di modifiche alla Costituzione può essere indetto un referendum costituzionale (Art. 138 Cost), di natura invece confermativa. In ambedue i casi il referendum appare orientato a proteggere l'ordinamento dello stato più che a stimolare l'innovazione legislativa.

Le richieste di referendum sono soggette un duplice controllo, il primo da parte dell'Ufficio centrale per il referendum, organo istituito dalla Legge n. 352/1970. Il secondo dalla Corte costituzionale così come disposto dalla L.cost n. 1 /1953.



Classificazioni dei referendum in Italia
 
I referendum si possono distinguere in base al tipo di scopo:
  • consultivi: per sentire il parere popolare circa una determinata questione politica 
  • confermativi: per richiedere il consenso popolare perché una legge o una norma costituzionale possa entrare in vigore.
  • abrogativi: per abrogare una legge esistente, rimuovendola dall'ordinamento.

Riguardo al tipo di leggi a cui riferisce il referendum, esso può essere:
  • ordinario, se attiene alla legislazione ordinaria;
  • costituzionale, se riguarda la costituzione.

Sovranità popolare

Il referendum è uno strumento di esercizio della sovranità popolare, sancita all'art. 1 della Costituzione della Repubblica Italiana.
L'esito referendario, espressione di questa sovranità, è una fonte del diritto primaria che vincola i legislatori al rispetto della volontà del popolo.

In presenza di nuova legge che non rispetti l'esito referendario, i soggetti autorizzati (magistrati, politici, associazioni di cittadini) possono ricorrere alla Corte Costituzionale per ottenere l'abrogazione della legge.



 
La Costituzione italiana prevede numerosi tipi di referendum: quello abrogativo di leggi e atti aventi forza di legge (art. 75), quello sulle leggi costituzionali e di revisione costituzionale (art. 138), quello riguardante la fusione di regioni esistenti o la creazione di nuove regioni (art. 132, c. 1), quello riguardante il passaggio da una Regione ad un'altra di Province o Comuni (art. 132, c.2). Inoltre prevede, all'art. 123 c. 1, che gli statuti regionali regolino l'esercizio del referendum su leggi e provvedimenti amministrativi della regione.

Il 2 giugno 1946 in Italia si svolse il primo referendum istituzionale. Gli italiani furono chiamati a scegliere tra repubblica e monarchia.




giovedì 12 maggio 2011

Attilio Bertolucci - La rosa bianca


Coglierò per te
l'ultima rosa del giardino,
la rosa bianca che fiorisce
nelle prime nebbie.
Le avide api l'hanno visitata
sino a ieri,
ma è ancora così dolce
che fa tremare.
E' un ritratto di te a trent'anni,
un pò smemorata, come tu sarai allora

Biografia di Attilio Bertolucci

Maria Montessori


Quando Maria Montessori fondò la prima "Casa dei Bambini" nel 1907 a San Lorenzo in Roma era già nota in Italia per essere stata una delle prime donne laureate in medicina in Italia, per le sue lotte femministe e per il suo impegno sociale e scientifico a favore dei bambini handicappati.
Il metodo della pedagogia scientifica (1909) fu tradotto e accolto in tutto il mondo con grande entusiasmo: per la prima volta veniva presentata una immagine diversa e positiva del bambino, indicato il metodo più adatto al suo sviluppo spontaneo e dimostrata la sua ricca disponibilità all'apprendimento culturale, i cui possibili risultati non erano stati mai prima immaginati e verificati. Un altro fenomeno che interessò l'opinione pubblica di tutto il mondo fu quello di poter osservare un gruppo di bambini dedito al lavoro liberamente scelto da ciascuno di essi in un clima di tranquilla collaborazione.

Questo insospettato successo determinò un profondo cambiamento nella vita di Maria Montessori che iniziò il suo pellegrinaggio scientifico in ogni parte del mondo, ove nascevano e si sviluppavano le sue scuole e dove altrettanto grande era l'esigenza di una nuova preparazione degli insegnanti.
Per oltre 40 anni Maria Montessori sarà presente non solo nella diffusione del metodo, ma anche nella ricerca scientifica in vista della liberazione dell'infanzia e della difesa del bambino, l'essere fino ad oggi dimenticato e sostituito dall'adulto. Dopo Il metodo, ora conosciuto come La scoperta del bambino, altre opere vedono la luce: Antropologia pedagogica, L'autoeducazione nelle scuole elementari, Il bambino in famiglia, Psicoaritmetica e Psicogeometria, tutte tradotte all'estero dove il metodo va intanto diffondendosi in modo sempre più vasto. Nel 1929 fu fondata l'A.M.I., l'Associazione Internazionale Montessori, nata per una esigenza di unità e identità del movimento montessoriano.


Ma nuovi interessi si dischiudono alla mente creativa di Maria Montessori, che nelle sue decennali osservazioni ha scoperto e valorizzato i "nuovi caratteri" del bambino e la sua insostituibile funzione nella conservazione e nel perfezionamento dell'umanità. Due nuove conquiste intellettuali e scientifiche sono il risultato di questa incessante esplorazione: la pace e l'educazione cosmica, due visioni che portano l'educazione e la pedagogia ad un livello di interpretazione della formazione umana, mai osato nel passato.

Ammirata in tutto il mondo e dai massimi esponenti del nostro secolo (Ghandi, Freud, Tagore, Marconi, Piaget ed altri), Maria Montessori muore a Noordwijk (Olanda) a 82 anni dalla nascita avvenuta il 1870 a Chiaravalle di Ancona.

venerdì 1 aprile 2011

Compay Segundo

Compay, al secolo Maximo Francisco Repilado Muñoz, nasce il 18 novembre 1907 a Siboney, vicino Santiago di Cuba.
Fin da piccolo culla la sua passione per la musica suonando vari strumenti tra cui il tres, una sorta di chitarra a tre coppie di corde.


Aggiungi didascalia

Comincia la sua carriera di musicista come clarinettista nel 1920 partecipando al rilancio del "son", genere musicale tradizionale cubano, al fianco di musicisti del calibro di Sindo Garay, Nico Saquito, Miguel Matamoros e Benny Morè. Si guadagna il soprannome "Compay Segundo" suonando con Lorenzo Hierrezuelo nel duo Los compadres a partire dal 1942.


Aznavour
Dopo aver composto centinaia di canzoni, nel 1956 Compay forma il suo primo gruppo: Compay Segundo y sus muchachos, che esordisce come trio e diviene in seguito un quartetto.
Star del "Buena Vista Social Club"  suona nel suo paese per circa 80 anni ma conquista la fama solo in tarda età, nel 1997, quando escono l'album di Ry Cooder e il film  "Buena Vista Social Club".
Dischi e film hanno segnato le mode, dando origine ad un vero e proprio fenomeno sociale.
 Dopo il successo dei Buena Vista, Compay siesibisce nei più importanti palcoscenici del mondo ed incide nove dischi.
Nell'ultimo, intitolato "Duets", il cantante cubano duetta con stelle internazionali tra le quali  Charles Aznavour e Antonio Banderas.
L'inarrestabile musicista cubano, presente sulle scene fino agli ultimi istanti di vitale energia, muore il 14 luglio 2003 all'età di 95 anni, stroncato da una grave forma di insufficienza renale.


Una delle più belle canzoni di Compay: Juliancito tu Novia Te Botó

giovedì 31 marzo 2011

NATALE di Giuseppe Ungaretti

 NATALE

di Giuseppe Ungaretti
Giuseppe Ungaretti


Non ho voglia

di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare


Napoli, il 26 dicembre 1916



Ungaretti scrisse questa poesia durante una licenza che il poeta trascorse a Napoli in casa di amici.
Essa appartiene alla raccolta “Allegria di Naufragi”, apparsa nel 1919 e diventata, nel 1931, “L’Allegria”.
Nel testo traspare la tristezza del poeta che ha ancora in mente le immagini insopportabili della guerra da lui vissuta in prima linea. 

La parola crudele e realistica, come le immagini, permetterà di scoprire subito l’intenzione comunicativa dell’autore: l’orrore della guerra, la tremenda disumanità della morte, la rivolta istintiva contro questa esperienza, l’ansia e il desiderio di vita.
Nell'opera di Ungaretti l’evento bellico occupa, infatti, una posizione di piena centralità.

La frammentazione dei versi dà l’idea di un singhiozzo e rimanda ai lettori l’immagine di un animo lacerato da profonde ferite che paiono non volersi rimarginare. 
 
La stanchezza di cui parla non è solo quella fisica, è soprattutto morale; l’apatia che traspare dai versi è la condizione dell’uomo che soffre e che non ha nemmeno la forza di apprezzare la compagnia consolatoria di persone amiche.
Il tono triste dei primi versi apparentemente contrasta con l’immagine del caminetto, in cui il fumo sembra divertirsi a fare “quattro capriole”, le sole compagne del poeta. 


Ma ad una lettura attenta si comprende che nel Natale Ungaretti vede solo un momento di pausa dopo l’agghiacciante esperienza vissuta in trincea, non un periodo di vera distensione dalle sue preoccupazioni.

lunedì 28 marzo 2011

Carlo Alberto Dalla Chiesa (Saluzzo, 27 settembre 1920 – Palermo, 3 settembre 1982) è stato un generale, prefetto e partigiano italiano che si è adoperato nella lotta alla Mafia e per tale missione ha perso la vita.

Figlio di un Carabiniere, entrò nell'Esercito partecipando alla Guerra nel 1941. A causa del suo rifiuto a collaborare nella caccia ai partigiani, viene inserito nella lista nera dai nazisti, ma riesce a fuggire prima che le SS riescano a catturarlo. Dopo l'armistizio entrò nella Resistenza. 

Fu inviato a Roma per seguire gli alleati nel loro ingresso e per provvedere alla sicurezza della Presidenza del Consiglio dei ministri dell'Italia liberata.
Trasferito poi in Campania, si prodigò in operazioni nella lotta al banditismo. 

Mauro De Mauro
Dal 1966 al 1973  iniziò particolari indagini per contrastare Cosa Nostra.
Nel 1970 svolse indagini sulla misteriosa scomparsa del giornalista Mauro De Mauro, che poco prima aveva contattato il regista Francesco Rosi promettendogli materiale scottante sul caso Mattei. Le indagini furono svolte con ampia collaborazione fra i Carabinieri e la Polizia, sotto la direzione di Boris Giuliano. 
Il metodo nuovo di Dalla Chiesa consiste nell'utilizzo di infiltrati, in grado di fornire elementi utili per creare una mappa del potere di Cosa Nostra, arrivando a conoscere non solo gli elementi di basso livello, ma anche gli intoccabili Boss. 
Buscetta

Il risultato di queste indagini fu il dossier dei 114, nel quale si fecero per la prima volta i nomi di Gerlando Alberti e Tommaso Buscetta come elementi centrali di molti fatti di sangue, oltre che quelli di Luciano Liggio e Michele Greco. Come conseguenza del dossier, scattarono decine di arresti dei boss, e per coloro i quali non sussisteva la possibilità dell'arresto scattò il confino. L'innovazione voluta però da Dalla Chiesa fu quella di non mandare i boss al confino nelle periferie delle grandi città del nord Italia, ma pretese che le destinazioni fossero le isole di Linosa, Asinara e Lampedusa.

Nel 1973 fu promosso al grado di generale di brigata, nel 1974 divenne comandante della regione militare di nord-ovest, con giurisdizione su Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria.
Si trovò cosi a dover combattere il crescente numero di episodi di violenza portati avanti dalle Brigate Rosse, e al loro crescente radicarsi negli ambienti operai. Per fare ciò, utilizza i metodi che già aveva sperimentato in Sicilia, infiltrando alcuni uomini all'interno dei gruppi terroristici al fine di conoscere perfettamente gli schemi di potere del gruppo.

Curcio e Franceschini
Dopo aver selezionato dieci ufficiali dell'arma, Dalla Chiesa creò nel maggio del 1974 una struttura antiterrorismo denominata Nucleo Speciale Antiterrorismo con base a Torino. Il Nucleo riuscì a catturare Renato Curcio e Alberto Franceschini, esponenti di spicco e fondatori delle Brigate Rosse. Nel 1976 venne sciolto a seguito delle critiche ricevute per i metodi utilizzati nell'infiltrazione degli agenti tra i brigatisti e sulla tempistica dell'arresti di Curcio e Franceschini.

Nel 1978  fu nominato Coordinatore delle Forze di Polizia e degli Agenti Informativi per la lotta contro il terrorismo, sorta di reparto operativo speciale alle dirette dipendenze del ministro dell'interno Virginio Rognoni. La concessione di poteri speciali a Dalla Chiesa fu veduta da taluni come pericolosa o impropria (le sinistre estreme la catalogarono come "atto di repressione").
 
Nel 1982 venne promosso Vice Comandante Generale dell'Arma, la massima carica per un Carabiniere.

Nel 1982 fu nominato prefetto di Palermo, nel tentativo di ottenere contro Cosa Nostra gli stessi risultati brillanti ottenuti contro le Brigate Rosse. Dalla Chiesa inizialmente si dimostrò perplesso da tale nomina, ma venne convinto dal ministro Virginio Rognoni, che gli promise poteri fuori dall'ordinario per contrastare la guerra tra le cosche che insanguinava l'isola.
A Palermo, dove arrivò ufficialmente nel maggio del 1982, lamentò più volte la carenza di sostegno da parte dello stato.

In una intervista rilasciata a Giorgio Bocca, il Generale dichiarò ancora una volta la carenza di sostegno e di mezzi, necessari per la lotta alla mafia, che nei suoi piani doveva essere combattuta strada per strada, rendendo palese la massiccia presenza di forze dell'ordine alla criminalità.

Nel giugno del 1982 riuscì a sviluppare, come già aveva fatto in passato, una sorta di mappa dei boss della nuova Mafia, che chiama rapporto dei 162
Ne derivò una lunga serie di arresti, di indagini, anche in collaborazione con la Guardia di Finanza, che ebbero come obiettivo quello di appurare eventuali collusioni tra politica e Cosa Nostra .

Per la prima volta, con una telefonata fatta ai carabinieri di Palermo a fine agosto, Cosa Nostra sembrò annunciare l'attentato al Generale, dichiarando che dopo gli ultimi omicidi di mafia l'operazione Carlo Alberto è quasi conclusa, dico quasi conclusa.


Alle ore 21.15 del 3 settembre del 1982, la A112 bianca sulla quale viaggiava il prefetto, fu affiancata, in via Isidoro Carini, a Palermo, da una BMW dalla quale partirono alcune raffiche di Kalashnikov AK-47 che uccisero il prefetto e la giovane moglie.
Nello stesso momento l'auto con a bordo l'autista e agente di scorta, Domenico Russo, che seguiva la vettura del prefetto, veniva affiancata da una motocicletta dalla quale partì un'altra raffica che uccise Russo.

Per l'omicidio di Dalla Chiesa, della Setti Carraro e di Domenico Russo sono stati condannati all'ergastolo come mandanti i vertici Cosa Nostra: 
Riina e Provenzano
  • Totò Riina
  • Bernardo Provenzano
  • Michele Greco
  • Pippo Calò
  • Bernardo Brusca
  • Nenè Geraci.
Nel 2002, sono stati condannati in primo grado quali esecutori materiali dell'attentato: 
  • Vincenzo Galatolo
  • Antonino Madonia
  • Francesco Paolo Anzelmo
  • Calogero Ganci
Il giorno dei suoi funerali, che si tennero in San Domenico, una grande folla protestò contro le presenze politiche accusandole di averlo lasciato solo. Vi furono attimi di tensione tra la folla e le autorità, sottoposte a lanci di monetine e insulti al limite dell'aggressione fisica. Solo il Presidente della Repubblica Sandro Pertini venne risparmiato dalla contestazione.

lunedì 21 marzo 2011

SECONDA GUERRA MONDIALE

Auschwitz
La seconda guerra mondiale coinvolse molti paesi e soprattutto la popolazione civile.
Germania, Italia e Giappone ne risultarono sconfitte.
Inghilterra, USA e Russia determinarono invece i nuovi assetti mondiali.
I campi di concentramento e il lancio delle bombe atomiche furono l'apice dell'atrocità di questa guerra.
Vediamo come andarono gli eventi.

Premesse:
Nel '36 Italia e Germania fondarono l'Asse Roma-Berlino a cui si unì il Giappone l'anno seguente.

Cause:
Il desiderio di conquista di Hitler.
Hitler
Fatti: 

1939: le conquiste tedesche

Il 1 settembre la Germania attaccò la Polonia.
A catena ne scaturirono dichiarazioni di guerra.
Due giorni dopo, infatti, Inghilterra e Francia dichiararono guerra alla Germania.
Il 5 dello stesso mese USA e Giappone dichiararono la propria neutralità.
Hitler, molto velocemente, partì dalla Polonia all'attacco di Danimarca, Norvegia, Olanda, Belgio e Lussemburgo fino a raggiungere con facilità la Francia.



1940: caduta di Parigi e attacchi italiani

L'ingresso in Francia fu fulmineo e Parigi cadde nel giugno 1940.

Tuppe tedesche sfilano a Parigi










La Francia dopo l'occupazione tedesca

Tre quinti del paese furono in mano ai tedeschi.
Si creò un governo collaborazionista con capitale Vichy e sotto il potere di Petain.
Il generale De Gaulle si rifugiò in Inghilterra per condurre la resistenza.
L’Italia, alleata della Germania,  invece, approfittò della vulnerabilità francese per dichiarar guerra al nuovo governo. Alla Francia non restò altro che concedere subito l'armistizio.




Battaglia d'Inghilterra
Nel frattempo i tedeschi sferrarono un attacco all'Inghilterra, che grazie ai radar e all’ottima aviazione riuscirono a cacciare i tedeschi (battaglia d'Inghilterra).






Sempre nel '40 gli italiani attaccarono gli inglesi in Africa ma ottennero solo pochi successi.

L'attacco si spostò in Grecia,dove la vittoria arrivò solo grazie all'aiuto degli alleati tedeschi.
Paesi dell'Asse e satelliti


1941: l’ingresso nel conflitto di USA e Giappone e l’ingresso della Germania in URSS

Attacco a Pearl Harbor
Gli USA, con la firma della Carta atlantica (14 agosto), si dichiaravano esplicitamente contro i regimi fascisti e dunque nettamente a favore della parte anglo-francese. Di conseguenza sparì l’iniziale neutralità.
Il Giappone, da parte sua, in rottura con gli USA  per la penetrazione nipponica nel Sud-Est asiatico, attaccò senza preavviso la flotta americana di Pearl Harbor (7 dicembre).
L'attacco tedesco mosse contro l'URSS ma, dopo i primi successi, non andò come si sperava.
I sovietici si organizzarono bene e scatenarono una controffensiva che fece ritirare i tedeschi di oltre 200 km.

1942: l’Asse comincia a subire sconfitte

Battaglia di Stalingrado
Tra luglio e febbraio dell’anno successivo ci fu la cruenta battaglia di Stalingrado tra i due opposti schieramenti, dove le forze alleate ebbero la meglio (morirono 500 mila soldati).






Il comandante Montgomery


Anche in Africa l’Asse subì pesanti sconfitte (El Alamein. Alla guida degli inglesi il comandante Montgomery).
Per di più il Giappone veniva sbaragliato dagli USA nelle battaglie del Mar dei coralli e delle isole Midway.





1943. l’Italia chiede l’armistizio

Montecassino dopo il bombardamento
Gli alleati sbarcarono in Sicilia.
Il re liquidò Mussolini; messo in minoranza fu arrestato (25 luglio) e un nuovo governo con a capo il generale Badoglio iniziò le trattative per l’armistizio con gli Alleati (8 settembre).
L’Italia si trovò spaccata in due. Il centro-nord in mano ai tedeschi e il sud antifascista.
L'Italia dallo sbarco in Sicilia




Mentre gli alleati risalivano, il re fu costretto alla fuga perché i tedeschi attaccavano l’Italia accusata di tradimento (questi arrivarono a Roma).
L’Italia era, dunque, messa a ferro  fuoco. Subì attacchi da Alleati e tedeschi.
Hitler aveva liberato Mussolini già il 12 settembre e lo aveva messo a capo della Repubblica Sociale a Salò (23 settembre).


Partigiani
Contro i tedeschi si organizzò una favolosa guerriglia partigiana a cui aderirono civili e militari.
I tedeschi rispondevano agli attacchi con massacri e fucilazioni di massa.

Ancora oggi è riconosciuto il valore della resistenza italiana, grazie alla quale ci fu la Liberazione nazionale il 25 aprile del 1945.



1944: sbarco in Normandia

Da sin.: Joseph Stalin, Franklin D. Roosevelt e Winston Churchill
Durante la conferenza di Teheran (Iran) del novembre dell’anno precedente, Churchill, Roosvelt e Stalin decisero di aprire un fronte che colpisse il cuore dell’Europa.






Sbarco in Normandia

Il 5 giugno del ’44 ci fu il famoso sbarco in Normandia.
I tedeschi accerchiati su ogni fronte non riuscirono a resistere.
Parigi fu liberata il 26 agosto.









1945: fine del conflitto, liberazione dell’Italia, resa della Germania e bombe atomiche

Bomba sganciata su Hiroshima
L’Italia insorse il 25 aprile ottenendo la liberazione, Mussolini venne fucilato pochi giorni dopo.
La Germania si arrese il 7 maggio senza condizioni (Hitler si era già suicidato il 30 aprile).
Anche il Giappone si arrese ma ciò non bastò a evitare che gli USA (Truman presidente) sganciassero una bomba atomica il 6 agosto su Hiroshima e il 9 agosto su Nagasaki.






Conferenze finali

Conferenze di Teheran, Jalta e Postdam. 
Il mondo si divise in sfere d’influenza e la Germania fu divisa in quattro zone d’occupazione (controllate da USA, Inghilterra, Francia e URSS).