martedì 21 maggio 2013

Alessandro Manzoni, opere



Pentecoste

“La Pentecoste”, composta fra il giugno del 1817 ed il settembre del 1822, è l'inno sacro più importante perché riesce a rappresentare in modo completo l'unione dell'aspetto religioso e di quello umano.
Pentecoste significa cinquantesimo giorno dopo la Pasqua quando lo Spirito Santo discende sugli Apostoli.
Segna l’inizio della diffusione del cristianesimo.
Dal punto di vista stilistico-espressivo si articola in tre parti:
  • nella prima (vv. 1-48) si rievoca l’origine della Chiesa, la “Madre de' Santi”. Il primo nucleo della Chiesa vive nascosto e timoroso fino alla discesa dello Spirito Santo. La Chiesa prende forza e coraggio e diventa attiva (la predicazione in più lingue narrata dagli Atti degli Apostoli).
  • La seconda parte (vv. 49-80) è dedicata alla spiegazione dei miracolosi effetti della predicazione apostolica che ha raggiunto tutte le regioni della terra e si è rivolta a tutti gli uomini, ai liberi ed agli schiavi, ai ricchi ed ai poveri, alle spose ed alle vergini, annunciando libertà, amore ed uguaglianza.
  • La terza ed ultima parte (vv. 81-144) è una solenne preghiera allo Spirito Santo perché discenda continuamente, per la salvezza degli uomini.
Il significato globale dell’Inno è che l’umanità, redenta dal Salvatore, non ha tuttavia la forza morale di conservare la Grazia: il corpo è debole e le tentazioni della terra sono tante, perciò occorre che il miracolo della Pentecoste, della discesa dello Spirito Santo in soccorso dell’umanità, si rinnovi quotidianamente.
Dio è presente negli uomini (fusione del divino e dell'umano), è forza operante in mezzo agli uomini, diffondendo la pace, la giustizia, l'eguaglianza.


Il Conte di Carmagnola

È la prima tragedia scritta da Alessandro Manzoni tra il 1816, e il 1819 in versi endecasillabi. Per il coro Manzoni sceglie il decasillabo, molto martellante ed incisivo.
Francesco Bussone era un valente capitano di ventura, dapprima per il duca di Milano e poi per i Veneziani, al soldo dei quali aveva vinto il suo antico padrone nella battaglia di Maclodio, nel 1427. Secondo l'uso delle compagnie di ventura aveva lasciato liberi i prigionieri; per questo motivo era stato accusato dai Veneziani, che sospettavano un tradimento, e venne condannato a morte.
Manzoni presuppone l'innocenza del Conte e, adottando una prospettiva religiosa, incentra sulla persona dell'innocente ingiustamente condannato la prospettiva di una vita terrena in cui ogni cosa è provvisoria, ogni conquista labile ed ogni fortuna passibile di trasformarsi in una disgrazia per chi la possiede.
E l'ironia della sorte sta nel fatto che anche gli uomini che lo condannano sono persuasi di essere nel giusto, pertanto non sono colpevoli, ma seguono soltanto le procedure previste dalla legge.


Adelchi

Il significato profondo della figura di Adelchi e del suo dialogo con il padre è importante e allo stesso tempo innovativo: riflette infatti sul fatto che anche loro, prima di essere stati sconfitti da Carlo e dai Franchi, si erano dovuti imporre su altre popolazioni: in parole povere riflette sulla ciclicità della storia, e da ciò ne consegue un miglioramento sul piano morale del personaggio. In quest'opera Manzoni inizia a sviluppare il tema della Divina Provvidenza che sarà poi fulcro tematico dei Promessi sposi.
Qui la storia è contemplata attraverso il dramma interiore dei protagonisti, sublimato in una visione religiosa della vita.
Nelle tragedie manzoniane incontriamo due categorie di personaggi. I primi hanno un concreto senso della realtà e sono capaci di agire, restando insensibili alle voci del cuore, i secondi invece vivono per alti e nobili ideali, comprendono le angosce e sofferenze degli altri e trovano solo nella morte la piena realizzazione della loro complessa e travagliata personalità. Le due serie di personaggi rappresentano le due esigenze spirituali che Manzoni non è riuscito ancora a conciliare.
Adelchi, prima di morire, dirà che sulla terra "non resta che far torto o patirlo".
Ermengarda, però, ci è descritta da Manzoni come una donna innamorata, disperata per essere stata abbandonata dallo sposo tanto amato che, entrato in guerra con i Longobardi, l’aveva ripudiata e si era unito in matrimonio con un’altra donna.


Promessi sposi

Considerato principalmente un romanzo storico, in realtà l'opera va ben oltre i ristretti limiti di tale genere letterario: il Manzoni infatti, attraverso la ricostruzione dell'Italia del Seicento, non tratteggia soltanto un grande affresco storico, ma prefigura degli evidenti parallelismi con i processi storici di cui era testimone nel suo tempo, non limitandosi ad indagare il passato ma riflettendo su costanti 'umane' - culturali, psicologiche, spirituali, sociali, politiche.. - e tracciando anche un'idea ben precisa del senso della storia, e del rapporto che il singolo ha con gli eventi storici che lo coinvolgono
È al tempo stesso romanzo di formazione (si veda in particolare il percorso umano di Renzo)
Il romanzo tuttavia è anche e soprattutto filosofico, profondamente cristiano, dominato dalla presenza della Provvidenza nella storia e nelle vicende umane.
 Il male è presente, il gioco dei contrapposti egoismi genera effetti a volte disastrosi nella storia, ma Dio non abbandona gli uomini, e la fede nella Provvidenza, nell'opera manzoniana, permette di dare un senso ai fatti e alla storia dell'uomo.
In particolare il romanzo ha un suo punto di forza nella scelta e nella raffigurazione dei personaggi, resi tutti con grande forza narrativa, scolpiti a tutto tondo dal punto di vista psicologico e umano, tanto che alcuni di essi sono diventati degli stereotipi umani. Una rappresentazione psicologica così accurata dei suoi personaggi fa sì che, salvo poche eccezioni, quasi nessuno di essi sia completamente "positivo" o "negativo". La maestria di Manzoni nel tratteggiare i suoi personaggi emerge soprattutto nei dialoghi, scritti con sottile cura, che spesso sono i veri rivelatori dei personaggi, della loro psicologia e delle loro motivazioni.
La genesi interna del romanzo I promessi sposi è costituita dalle idee di partenza, dall'ideologia di base che la poetica di Manzoni doveva propagandare. Il romanzo era fondato, infatti, su tre perni principali:
  1.  Il vero per soggetto: l'autore mette al centro la ricostruzione storica degli eventi che caratterizzarono quei luoghi a quel tempo.
  2. L'utile per scopo: l'opera deve mirare ad educare l'uomo ai valori che Manzoni vuole diffondere.
  3. Il dilettevole per mezzo: l'argomento del romanzo deve essere moderno, popolare, e quindi avere forti legami con la realtà contadina ed operaia.
Il Seicento è il protagonista immanente in ogni pagina del romanzo e simbolo del fortissimo gusto storico del Manzoni che lo critica nei suoi limiti e difetti.
I Promessi Sposi sono una vicenda di umili. Si attua un capovolgimento della storia: gli umili sono i veri protagonisti, non come eserciti o gruppi sociali, ma ciascuno per sé, con il suo gruzzolo di sentimenti e di idee e le sue opere buone. Ogni vicenda storica è vista in quanto aderisce alla vita degli umili, li agita, procura loro sofferenza. L'intervento di Dio è vivo in tutto il romanzo, ma avvertito con la fede semplice degli umili.
La vicenda è ambientata in Lombardia tra il 1628 e il 1630, al tempo della dominazione spagnola. I protagonisti sono Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, due giovani operai tessili.

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