Pentecoste
“La Pentecoste”,
composta fra il giugno del 1817 ed il settembre del 1822, è l'inno sacro più
importante perché riesce a rappresentare in modo completo l'unione dell'aspetto religioso e di quello umano.
Pentecoste significa cinquantesimo giorno dopo la Pasqua
quando lo Spirito Santo discende sugli Apostoli.
Segna l’inizio della
diffusione del cristianesimo.
Dal punto di vista stilistico-espressivo si articola in tre
parti:
- nella
prima (vv. 1-48) si rievoca l’origine
della Chiesa, la “Madre de' Santi”. Il primo nucleo della Chiesa vive
nascosto e timoroso fino alla discesa dello Spirito Santo. La Chiesa
prende forza e coraggio e diventa attiva (la predicazione in più lingue
narrata dagli Atti degli Apostoli).
- La
seconda parte (vv. 49-80) è dedicata alla spiegazione dei miracolosi
effetti della predicazione
apostolica che ha raggiunto tutte le regioni della terra e si è
rivolta a tutti gli uomini, ai liberi ed agli schiavi, ai ricchi ed ai
poveri, alle spose ed alle vergini, annunciando libertà, amore ed
uguaglianza.
- La
terza ed ultima parte (vv. 81-144) è una solenne preghiera allo Spirito Santo perché discenda continuamente,
per la salvezza degli uomini.
Il significato globale
dell’Inno è che l’umanità, redenta dal Salvatore, non ha tuttavia la forza
morale di conservare la Grazia: il corpo è debole e le tentazioni della terra
sono tante, perciò occorre che il miracolo
della Pentecoste, della discesa dello Spirito Santo in soccorso dell’umanità,
si rinnovi quotidianamente.
Dio è presente negli uomini (fusione del divino e dell'umano), è
forza operante in mezzo agli uomini, diffondendo la pace, la giustizia,
l'eguaglianza.
Il Conte di Carmagnola
È la prima tragedia scritta da
Alessandro Manzoni tra il 1816, e il 1819 in versi endecasillabi.
Per il coro Manzoni sceglie il decasillabo,
molto martellante ed incisivo.
Francesco Bussone era un valente capitano di ventura, dapprima per il duca
di
Milano
e poi per i
Veneziani,
al soldo dei quali aveva vinto il suo antico padrone nella
battaglia di Maclodio, nel
1427. Secondo l'uso delle
compagnie di ventura aveva lasciato liberi i prigionieri; per questo motivo era
stato accusato dai Veneziani, che sospettavano un tradimento, e venne
condannato a morte.
Manzoni presuppone l'innocenza
del Conte e, adottando una prospettiva religiosa, incentra sulla persona
dell'innocente ingiustamente condannato la prospettiva di una vita terrena in
cui ogni cosa è provvisoria, ogni conquista labile ed ogni fortuna passibile di
trasformarsi in una disgrazia per chi la possiede.
E l'ironia della sorte sta nel
fatto che anche gli uomini che lo condannano sono persuasi di essere nel
giusto, pertanto non sono colpevoli, ma seguono soltanto le procedure previste
dalla legge.
Adelchi
Il significato profondo della
figura di Adelchi e del suo dialogo con il padre è importante e allo stesso
tempo innovativo: riflette infatti sul fatto che anche loro, prima di essere
stati sconfitti da Carlo e dai Franchi, si erano dovuti imporre su altre
popolazioni: in parole povere riflette sulla ciclicità della storia, e da ciò ne consegue un miglioramento sul
piano morale del personaggio. In quest'opera Manzoni inizia a sviluppare il
tema della Divina Provvidenza che sarà poi fulcro tematico dei Promessi
sposi.
Qui la storia è contemplata
attraverso il dramma interiore dei protagonisti, sublimato in una visione
religiosa della vita.
Nelle tragedie manzoniane
incontriamo due categorie di personaggi. I primi hanno un concreto senso della
realtà e sono capaci di agire, restando insensibili alle voci del cuore, i
secondi invece vivono per alti e nobili ideali, comprendono le angosce e
sofferenze degli altri e trovano solo nella morte la piena realizzazione della
loro complessa e travagliata personalità. Le due serie di personaggi
rappresentano le due esigenze spirituali
che Manzoni non è riuscito ancora a conciliare.
Adelchi, prima di morire, dirà
che sulla terra "non resta che far torto o patirlo".
Ermengarda, però, ci è descritta
da Manzoni come una donna innamorata, disperata per essere stata abbandonata
dallo sposo tanto amato che, entrato in guerra con i Longobardi, l’aveva
ripudiata e si era unito in matrimonio con un’altra donna.
Promessi sposi
Considerato principalmente un
romanzo storico, in realtà l'opera va ben oltre i ristretti limiti di tale
genere letterario: il Manzoni infatti, attraverso la ricostruzione dell'Italia
del Seicento, non tratteggia soltanto un grande affresco storico, ma prefigura degli evidenti parallelismi con i
processi storici di cui era testimone nel suo tempo, non limitandosi ad
indagare il passato ma riflettendo su costanti
'umane' - culturali, psicologiche, spirituali, sociali, politiche.. - e
tracciando anche un'idea ben precisa del senso della storia, e del rapporto che
il singolo ha con gli eventi storici che lo coinvolgono
È al tempo stesso romanzo di formazione (si veda in
particolare il percorso umano di Renzo)
Il romanzo tuttavia è anche e
soprattutto filosofico,
profondamente cristiano, dominato
dalla presenza della Provvidenza
nella storia e nelle vicende umane.
Il male è presente, il gioco dei contrapposti
egoismi genera effetti a volte disastrosi nella storia, ma Dio non abbandona
gli uomini, e la fede nella Provvidenza, nell'opera manzoniana, permette di
dare un senso ai fatti e alla storia dell'uomo.
In particolare il romanzo ha un
suo punto di forza nella scelta e nella raffigurazione dei personaggi, resi tutti con grande forza narrativa, scolpiti a tutto
tondo dal punto di vista psicologico
e umano, tanto che alcuni di essi sono diventati degli stereotipi umani. Una
rappresentazione psicologica così accurata dei suoi personaggi fa sì che, salvo
poche eccezioni, quasi nessuno di essi sia completamente "positivo" o
"negativo". La maestria di Manzoni nel tratteggiare i suoi personaggi
emerge soprattutto nei dialoghi,
scritti con sottile cura, che spesso sono i veri rivelatori dei personaggi,
della loro psicologia e delle loro motivazioni.
La genesi
interna del romanzo I promessi sposi è costituita dalle idee di
partenza, dall'ideologia di base che la poetica di Manzoni doveva propagandare.
Il romanzo era fondato, infatti, su tre perni principali:
- Il vero
per soggetto: l'autore mette al centro la
ricostruzione storica degli eventi che caratterizzarono quei luoghi a quel
tempo.
- L'utile
per scopo: l'opera deve mirare ad
educare l'uomo ai valori che Manzoni vuole diffondere.
- Il
dilettevole per mezzo: l'argomento del romanzo
deve essere moderno, popolare, e quindi avere forti legami con la realtà
contadina ed operaia.
Il Seicento
è il protagonista immanente in ogni pagina del romanzo e simbolo del fortissimo
gusto storico del Manzoni che lo critica nei suoi limiti e difetti.
I Promessi Sposi sono una vicenda di umili. Si attua un capovolgimento della
storia: gli umili sono i veri protagonisti, non come eserciti o gruppi sociali,
ma ciascuno per sé, con il suo gruzzolo di sentimenti e di idee e le sue opere
buone. Ogni vicenda storica è vista in quanto aderisce alla vita degli umili,
li agita, procura loro sofferenza. L'intervento di Dio è vivo in tutto il
romanzo, ma avvertito con la fede semplice degli umili.
La vicenda è ambientata in Lombardia
tra il 1628 e il 1630, al tempo della dominazione spagnola. I protagonisti sono
Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, due giovani operai tessili.