sabato 30 luglio 2011

La pizzica

La pizzica è una danza popolare attribuita oggi particolarmente al Salento. Fa parte della grande famiglia delle tarantelle.

Dal XIV sec. in poi musici e tarantolati hanno adoperato per curare e curarsi dal veleno di tarantole e scorpioni le danze locali del periodo, che si sono alternate, succedute o adattate lungo il corso dei secoli.
La pizzica pizzica era essenzialmente una danza ludica dei momenti di festa e di convivialità sociale, ma veniva praticata durante i rituali terapeutici dai morsicati (veri o presunti) dalla tarantola Lycosa tarentula.
Nella stessa area della pizzica pizzica si è continuata a praticare anche la tarantella, tant'è che oggi è difficile anche da parte degli anziani percepire la differenza tra le due danze, sia sotto l'aspetto musicale che coreutico.
La pizzica è stata eseguita da molti strumenti musicali: dalla zampogna, da vari aerofani agro-pastorali, da violino e mandolino. La fondamentale scansione ritmica del ballo era determinata dal tamburello, dal cupa cupa (tamburo a frizione), dal triangolo, castagnole (oggi scomparse nell'uso della coppia, una per ciascuna mano del/la ballerino/a) e da altri idiofoni rurali. Dagli ultimi decenni dell'800 in poi si sono poderosamente introdotti negli organici strumentali della pizzica l'organetto prima e la fisarmonica dopo.
La pizzica, oltre ad essere suonata nei momenti di festa di singoli gruppi familiari o di intere comunità locali, costituiva anche il principale accompagnamento del rito etnocoreutico del tarantismo. Essa, quindi, veniva eseguita da orchestrine composte da vari strumenti con lo scopo di "esorcizzare" le donne tarantate e guarirle, attraverso il ballo che questa musica frenetica scatenava, dal loro male.
La pizzica, suonata per giorni o addirittura settimane per la cura delle tarantate, aveva spesso caratteristiche proprie, che la differenziavano da quella suonata per il ballo. La "pizzica tarantata" - resa famosa dalle registrazioni del maestro violinista Luigi Stifani - o come la chiamavano alcuni, la "taranta", era infatti eseguita con un ritmo in genere più accelerato rispetto a quella classica suonata per il ballo, e molto spesso le tonalità più frequentate erano quelle in minore, capaci di "scazzicare" (ossia stimolare) più facilmente la tarantata grazie al carattere ridondante e malinconico che le tonalità minori appunto posseggono.
Oggi il tarantismo è completamente scomparso ad eccezione del Salento, dove ancora oggi è ballata ed ogni anno si "festeggia la festa della taranta", si registra una grande attenzione per il fenomeno, tanto che si sono moltiplicati gli studi sia a carattere storiografico che antropologico nel settore. Esiste sull'argomento un'ampia bibliografia, spesso di buona qualità.
Vi è la tendenza da parte di alcuni studiosi a scorgere tracce del tarantismo nell'antichità classica e nelle mitologia greca. Il mito di Arakne, i culti dionisiaci, le pratiche baccanali sono i temi che più vengono correlati al tarantismo: vari sono i percorsi metodologici adoperati negli studi di settore, da quelli storico-religiosi a quelli più dettati da suggestioni e fascinazioni dell'arcaico.
Alcuni autori indicano che il mito della taranta/tarantola derivasse dall'antica Grecia. Vi sono più versioni del mito di Aracne. Quella data da Ovidio parla di una giovane donna molto bella e di umili origini, nota in tutta la Lidia per l'arte della tessitura, in cui eccelleva tanto che le Ninfe andavano da lei per osservare la sua esperienza, e, stupite, dicevano che la stessa Pallade le avesse insegnato quell'arte. Arakne a tale paragone reagiva stizzita e dichiarava che era pronta a gareggiare con la dea e ad accettare qualunque condizione in caso di sconfitta. Atena accettò la sfida, la gara vide la produzione di due bellissime tele ricamate. Alla vista del meraviglioso drappo di Arakne, Atena ebbe uno scatto d'ira e d'invidia, strappò il telo della fanciulla e tramutò lei in ragno, destinandola per sempre a tramare le sue ragnatele. Un'altra leggenda narra di una giovane ragazza, Aracne, la quale fu sedotta da un marinaio che partì dopo la prima notte d'amore, e da allora visse in attesa del ritorno del suo amore. Una mattina la ragazza vide una barca avvicinarsi alla costa e fece il segnale convenuto con il suo marinaio. Dalla nave giunse la risposta: era tornato. Ma a pochi metri dal porto la barca fu affondata e coloro che erano a bordo vennero uccisi. Arakne vide morire il suo amore dopo anni di attesa. Così, alla morte della giovane, Zeus la rimandò in terra per restituire il torto ricevuto, non come ragazza ma come tarantola.
Pizzica di San Vito
La pizzica di San Vito dei Normanni presenta una particolarità: si credeva che il tarantato o la tarantata, qualora fosse stato morso dal ragno in acqua, poteva guarire dalla crisi solo se lo stesso ballo si fosse svolto in acqua.
San Vito conserva una notevole tradizione di pizzica che, come quella del resto dell'Alto Salento e a differenza di quella leccese, si presenta scevra da riferimenti cristiani, in più presenta un repertorio terapeutico-musicale riscontrabile solo in questo comune. Si pensi che negli anni cinquanta si potevano contare almeno una trentina di suonatori coinvolti nella cura, di cui una decina costantemente coinvolti nel periodo "epidemico", mentre altri vi si aggiungevano in caso particolari, o se i tarantati erano particolarmente numerosi.
Negli ultimi anni sono state organizzate moltissime rassegne musicali dedicate alla pizzica salentina, tra cui la Notte della taranta che richiama centinaia di migliaia di appassionati e curiosi.
Oggi, nel panorama dei gruppi musicali che ripropongono la pizzica, ce ne sono alcuni che la rileggono in chiave attuale e maggiormente fruibile da un pubblico giovanile, contaminata da influssi etnici, ma sempre fedeli allo spirito forte e passionario della tradizione.

venerdì 15 luglio 2011

Che cos'è il burnout?

La sindrome da burnout è l'esito patologico di un processo stressogeno che colpisce le persone che esercitano professioni d'aiuto, nel caso in cui queste non rispondano in maniera adeguata ai carichi eccessivi di stress che il loro lavoro li porta ad assumere.
Sono persone caricate da una duplice fonte di stress: il loro stress personale e quello della persona aiutata.
Il burnout interessa educatori, medici, insegnanti, poliziotti, poliziotti penitenziari, vigili del fuoco, carabinieri, sacerdoti e religiosi, infermieri, operatori assistenziali, tecnici di radiologia medica, psicologi, psichiatri, educatori professionali in case psichiatriche protette, tecnici della riabilitazione psichiatrica, avvocati, assistenti sociali, fisioterapisti, anestesisti, medici ospedalieri, ostetriche, studenti di medicina e infermieristica, responsabili e addetti a servizi di prevenzione e protezione, personale della protezione civile, operatori del volontariato, ricercatori.